Mercati generici asiatici: India, Cina e economie emergenti nel settore farmaceutico

Pubblicato da Jacopo Martinelli
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Mercati generici asiatici: India, Cina e economie emergenti nel settore farmaceutico

Il mondo dei farmaci generici non si muove più solo negli Stati Uniti o in Europa. Da anni, l’asse centrale è in Asia, dove India e Cina controllano gran parte della produzione globale. Ma non sono solo due giganti che competono: stanno costruendo due modelli diversi, con conseguenze concrete per chi compra, prescrive o produce farmaci in tutto il mondo.

India: il produttore di volume che non vuole più essere solo il fornitore economico

L’India è diventata la farmacia del mondo perché ha sfruttato una legge del 1970 che permetteva di copiare i farmaci senza violare i brevetti. Non si trattava di furto, ma di una scelta strategica: garantire farmaci a prezzi accessibili per la sua popolazione. Oggi, produce oltre il 60% dei vaccini generici spediti nel mondo e il 40% dei farmaci generici importati negli Stati Uniti. Ma non è più solo un produttore low-cost. Nel 2024, il suo mercato farmaceutico ha raggiunto i 61,36 miliardi di dollari, con una crescita annua del 9,9%. Il 75% di questa produzione sono generici convenzionali, ma il 10% è già costituito da farmaci specializzati e biosimilari, un segmento in rapida espansione.

Il vero punto di forza dell’India è la flessibilità. I produttori indiani accettano richieste personalizzate in 14 giorni, mentre i concorrenti cinesi impiegano 30-45 giorni. Hanno un sistema di supporto clienti 24/7, che ha ridotto gli errori operativi del 60% per molte catene farmaceutiche americane. Eppure, c’è un tallone d’Achille: l’India dipende dalla Cina per il 68% dei suoi ingredienti attivi (API). Anche se ha lanciato l’iniziativa "Pharma Vision 2020" per diventare autonoma, oggi produce solo il 18% degli API di cui ha bisogno. Il nuovo piano "Pharma 2047" punta a ridurre questa dipendenza al 30% entro il 2030, con 12 nuovi parchi per la produzione di API in costruzione.

Cina: il padrone delle materie prime che sta salendo la scala del valore

Se l’India produce i farmaci finiti, la Cina produce ciò di cui sono fatti. Controlla il 70% della produzione globale di ingredienti attivi (API), il cuore di ogni pillola. Senza gli API cinesi, molti farmaci generici non potrebbero essere prodotti da nessun’altra parte. Il mercato farmaceutico cinese vale 80,4 miliardi di dollari nel 2024 - più grande di quello indiano - ma la sua crescita è più lenta (5,4% dal 2018 al 2023). Perché? Perché non punta più solo sul volume. La Cina sta investendo massicciamente in biologici e biosimilari, settori con margini molto più alti. Il 45% delle nuove strutture farmaceutiche costruite tra il 2020 e il 2024 sono dedicate a questa tecnologia.

Il governo cinese ha stanziato 150 miliardi di dollari nel suo Piano Quinquennale 14 per l’innovazione farmaceutica, di cui il 40% va alla R&D sui biologici. Entro il 2030, vuole che il 25% delle sue esportazioni farmaceutiche siano prodotti ad alto valore, contro l’8% del 2024. È un salto enorme. Ma c’è un problema: la qualità. Nel 2024, la FDA ha inviato 142 lettere di avvertimento ai produttori cinesi, contro le 87 inviate all’India. Questo ha costretto molte aziende occidentali a adottare strategie di doppia fonte di approvvigionamento, aumentando i costi del 18%. Nonostante questo, i prezzi cinesi sono ancora il 20% più bassi di quelli indiani per gli API, e molti compratori non hanno altra scelta.

Le economie emergenti: piccoli attori, grandi nicchie

Non è solo una guerra tra India e Cina. Paesi come Vietnam e Cambogia stanno costruendo il loro spazio. Il Vietnam, con una crescita annua del 12,3% nel settore farmaceutico dal 2020 al 2024, si è specializzato nella produzione di intermedi per antibiotici. È un mercato di nicchia, ma strategico: i farmaci antibiotici sono sempre richiesti, e il Vietnam offre costi inferiori rispetto all’India, con standard più controllati. La Cambogia, invece, non produce farmaci, ma assembla dispositivi medici a basso costo. Nel 2024, questo settore ha raggiunto 1,2 miliardi di dollari, con un aumento del 32% rispetto all’anno precedente. Questo grazie agli accordi commerciali dell’ASEAN, che permettono esportazioni agevolate verso l’Europa e l’America.

Questi paesi non vogliono sostituire India o Cina. Vogliono essere la soluzione a un problema specifico: la necessità di catene di approvvigionamento più resilienti. Mentre le grandi aziende occidentali cercano di ridurre la dipendenza da un solo paese, queste economie emergenti offrono alternative affidabili per prodotti di nicchia.

Raffigurazione fantastica della Cina come produttrice di ingredienti farmaceutici, con torri cristalline e fiumi di sostanze attive che brillano.

Chi vince? Volume, valore o qualità?

India e Cina non competono sullo stesso campo. L’India vince per volume: ha 3.000 stabilimenti approvati dalla FDA, ma solo il 15% di questi sono in grado di produrre biologici. La Cina vince per valore: ha meno stabilimenti, ma molti più investimenti in tecnologia avanzata. L’India esporta 24,2 miliardi di dollari di farmaci nel 2024, ma l’87% sono generici. La Cina esporta 48,7 miliardi, ma solo il 63% sono generici - il resto sono farmaci più complessi, con margini più alti.

La domanda è: chi avrà il futuro? L’India ha un vantaggio demografico: il 65% della popolazione ha meno di 35 anni. Questo significa un mercato interno in crescita, una forza lavoro giovane e una spinta naturale verso l’innovazione digitale e i biosimilari. La Cina ha un vantaggio tecnologico: ha già costruito le fabbriche, i laboratori e i sistemi di controllo per produrre farmaci di alta gamma. E non si fermerà.

La vera sfida non è chi è più forte, ma chi riesce a bilanciare costo, qualità e affidabilità. Nel 2024, il 68% delle principali catene farmaceutiche americane hanno iniziato a comprare il 40-60% dei generici dall’India e il 25-35% dalla Cina. Non è una scelta tra uno o l’altro. È una strategia di rischio diversificato.

Le regole cambiano - e i costi salgono

La FDA ha lanciato "Project BioSecure" nel dicembre 2024: richiede la tracciabilità completa degli API da quando vengono prodotti fino a quando arrivano in farmacia. Questo aumenterà i costi di conformità del 18-22% per tutti i produttori asiatici. Chi non si adatta, viene escluso. E non è solo la FDA. L’OMS ha registrato un aumento del 27% dei fallimenti negli ispettori negli stabilimenti asiatici nel 2024 rispetto al 2023. La pressione per la qualità è diventata globale.

Allo stesso tempo, la concorrenza tra India e Cina per la produzione di API potrebbe portare a una sovrapproduzione. S&P Global avverte che tra il 2026 e il 2027 potrebbe esserci una correzione dei prezzi del 15-20%. Chi ha investito in tecnologia e certificazioni avanzate resisterà. Chi ha costruito solo su bassi costi rischia di scomparire.

Paesaggio allegorico dell'ecosistema farmaceutico asiatico, con India, Cina, Vietnam e Cambogia collegati da un filo luminoso.

Cosa significa per chi compra o prescrive?

Se sei un farmacista, un ospedale o un sistema sanitario nazionale, non puoi più scegliere solo in base al prezzo. Devi valutare:

  • La tracciabilità dell’API: chi lo ha prodotto e dove?
  • La storia di conformità con la FDA o l’EMA: quante lettere di avvertimento ha ricevuto l’azienda?
  • La flessibilità: riesce a cambiare la formulazione in 14 giorni?
  • La stabilità della catena: ha un piano B se un fornitore viene bloccato?

Le aziende che hanno adottato una strategia ibrida - come Sun Pharma, che combina la produzione indiana con gli standard di qualità tedeschi - hanno raggiunto il 98,7% di conformità FDA, ben sopra la media del 89,2%. Non è un caso. È il modello del futuro.

Il futuro non è in un solo paese

Il mercato dei farmaci generici non è più una competizione tra due nazioni. È un ecosistema complesso, dove India offre volume e flessibilità, Cina offre scala e tecnologia, e i paesi emergenti offrono sicurezza e nicchie specializzate. La domanda globale cresce, ma i requisiti di qualità si fanno più severi. Chi cerca solo il prezzo più basso, alla fine paga di più. Chi costruisce relazioni, investe nella trasparenza e diversifica le fonti, vince.

Il prossimo decennio non sarà deciso da chi produce di più, ma da chi riesce a produrre in modo affidabile, tracciabile e sostenibile. E l’Asia, in tutte le sue forme, è il luogo dove questa storia si sta scrivendo.

Perché l'India è considerata la "farmacia del mondo"?

L’India è chiamata "farmacia del mondo" perché produce oltre il 60% dei vaccini generici e il 40% dei farmaci generici importati negli Stati Uniti. Questo grazie a una legge del 1970 che ha permesso la produzione di copie di farmaci brevettati, rendendola il principale fornitore globale di medicine a basso costo. Oggi ha più di 3.000 stabilimenti approvati dalla FDA, con una forte capacità di produzione di generici complessi come quelli per il cancro.

La Cina controlla gli ingredienti attivi: perché è un problema?

La Cina produce il 70% degli ingredienti attivi (API) usati in tutto il mondo, inclusi quelli per i farmaci indiani. Questo crea una dipendenza strategica: se la Cina riduce le esportazioni o subisce un blocco logistico, l’intera catena dei generici globale rischia di fermarsi. L’India, pur producendo molti farmaci finiti, importa il 68% dei suoi API dalla Cina, rendendola vulnerabile a interruzioni.

Qual è la differenza tra generici e biosimilari?

I generici sono copie di farmaci chimici semplici, come l’ibuprofene o l’amoxicillina. I biosimilari sono copie di farmaci biologici, come quelli per il cancro o l’artrite, che sono prodotti da cellule viventi. I biosimilari sono molto più complessi da produrre, richiedono laboratori avanzati e costano molto di più da sviluppare. La Cina e l’India stanno investendo pesantemente in questo settore perché ha margini molto più alti dei generici tradizionali.

Perché la FDA invia lettere di avvertimento ai produttori asiatici?

La FDA invia lettere di avvertimento quando trova violazioni nei processi di produzione: contaminazione, falsificazione di dati, mancanza di controlli di qualità o infrastrutture inadeguate. Nel 2024, ha inviato 142 lettere alla Cina e 87 all’India. Non significa che i farmaci siano pericolosi, ma che i processi non rispettano gli standard internazionali. Queste lettere bloccano l’approvazione di nuovi prodotti e possono portare a ritiri di quelli già in commercio.

Perché le aziende occidentali usano sia l’India che la Cina?

Per ridurre i rischi. Se un paese ha problemi di qualità, interruzioni logistico o tensioni politiche, avere un’alternativa è vitale. Il 68% delle principali catene farmaceutiche americane ora usa un modello ibrido: 40-60% dall’India per la flessibilità e il supporto, 25-35% dalla Cina per i costi più bassi e gli ingredienti avanzati. È una strategia di sicurezza, non di preferenza.

Quali paesi emergenti stanno guadagnando spazio nel mercato dei generici?

Vietnam e Cambogia. Il Vietnam si è specializzato nella produzione di intermedi per antibiotici, con un export cresciuto del 24,7% nel 2024. La Cambogia non produce farmaci, ma assembla dispositivi medici a basso costo, con un aumento del 32% nel 2024. Entrambi sfruttano accordi commerciali dell’ASEAN e offrono catene di approvvigionamento più piccole, ma più resilienti, per prodotti di nicchia.

1 Commenti

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    Emanuele Saladino

    dicembre 7, 2025 AT 08:02

    Questo sistema farmaceutico asiatico è come un’orchestra dove l’India suona il violino con passione, la Cina dirige con un bastone d’oro e il Vietnam suona il flauto di bambù in un angolo silenzioso ma fondamentale. Non è una guerra, è un balletto di dipendenze eleganti e pericolose. E noi, che compriamo pillole come se fossero caffè al supermercato, non ci pensiamo nemmeno. Che bello vivere nell’ignoranza confortevole, vero?

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