Il ruolo della chirurgia nel trattamento dell'incontinenza urinaria e dei sintomi della vescica

Pubblicato da Jacopo Martinelli
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18
nov
Il ruolo della chirurgia nel trattamento dell'incontinenza urinaria e dei sintomi della vescica

Se hai problemi di incontinenza urinaria, sai bene che non è solo un fastidio: può cambiare il modo in cui vivi. Evitare lunghi viaggi, rinunciare a uscite con gli amici, svegliarti più volte a notte per andare in bagno - queste non sono semplici abitudini, sono segnali che il tuo corpo ti sta chiedendo aiuto. E quando i farmaci o gli esercizi non bastano, la chirurgia diventa una scelta reale, non un ultima risorsa. Non è un intervento da prendere alla leggera, ma per molte persone è l’unica via per tornare a vivere senza paura.

Cosa significa davvero incontinenza urinaria?

L’incontinenza urinaria non è una sola cosa. È un sintomo, non una malattia. Può essere urinaria da sforzo, quando ridi, starnutisci o fai sport e perdi qualche goccia. Oppure da urgenza, quando senti un bisogno improvviso e fortissimo di urinare, e non ce la fai ad arrivare in bagno. C’è anche l’incontinenza mista, che combina entrambi i tipi, e quella da sovrappiù, dove la vescica non si svuota bene e gocciola costantemente. Ognuna ha cause diverse: muscoli del pavimento pelvico deboli, nervi danneggiati, ingrossamento della prostata, o addirittura cambiamenti legati all’età o al parto.

La vescica è un organo elastico, ma quando i suoi muscoli si rilassano troppo o si contraggono in modo incontrollato, il sistema di controllo si rompe. Non è colpa tua. Non è qualcosa di cui vergognarsi. E non è sempre necessario vivere così per il resto della vita.

Quando la chirurgia diventa necessaria?

La chirurgia non è il primo passo. I medici iniziano sempre con terapie meno invasive: esercizi del pavimento pelvico (come i Kegel), modifiche allo stile di vita (ridurre caffè e alcol), farmaci che rilassano la vescica o rafforzano lo sfintero. Ma se dopo 3-6 mesi non c’è miglioramento, o se i sintomi sono così gravi da impedirti di lavorare, viaggiare o dormire, allora la chirurgia entra in gioco.

Uno studio pubblicato nel 2024 dalla Società Europea di Urologia ha mostrato che il 78% delle donne con incontinenza da sforzo moderata-grave ha riportato un miglioramento significativo dopo un intervento chirurgico, rispetto al 32% che ha continuato solo con terapie conservative. Per gli uomini con ingrossamento prostatico e perdite croniche, la chirurgia non è solo efficace: è spesso l’unica soluzione duratura.

Quali interventi esistono oggi?

Non c’è un solo intervento per tutti. La scelta dipende dal tipo di incontinenza, dall’età, dal sesso, dalla salute generale e da cosa ha causato il problema.

  • Collegamento sottomuscolare (mid-urethral sling): È il più comune per le donne con incontinenza da sforzo. Si inserisce una piccola rete sintetica sotto l’uretra per sostenerla. L’intervento dura meno di un’ora, si fa in day surgery, e il recupero è rapido. Il tasso di successo supera l’85% a 5 anni.
  • Iniezione di riempimento: Si inietta un materiale biocompatibile intorno all’uretra per chiuderla meglio. È meno invasivo, ma i risultati non sono permanenti. Serve spesso ripetere l’intervento ogni 1-2 anni. Ideale per chi non può sottoporsi a chirurgia maggiore.
  • Cistoplastica aumentativa: Per chi ha una vescica piccola o iperattiva. Si allarga la vescica con un pezzo di intestino. È un intervento complesso, ma può risolvere casi gravi dove i farmaci non funzionano più.
  • Neuromodulazione sacrale: Si impianta un piccolo dispositivo, come un pacemaker, che invia impulsi elettrici ai nervi che controllano la vescica. Funziona bene per l’incontinenza da urgenza. Non toglie la vescica, la “riprogramma”.
  • Protesi urinaria artificiale: Per gli uomini con incontinenza post-prostatactomia. È un anello che si chiude automaticamente e si apre con un pompetta. Richiede una riabilitazione, ma restituisce autonomia completa.

Ogni intervento ha i suoi rischi: infezioni, difficoltà a svuotare la vescica, dolore, o recidive. Ma i moderni protocolli chirurgici hanno ridotto queste complicanze del 60% negli ultimi 10 anni.

Chirurgia non significa “guarigione totale”

È importante capire una cosa: la chirurgia non è una bacchetta magica. Non tutti tornano perfettamente come prima. Alcuni potrebbero avere ancora bisogno di assorbenti, ma meno frequenti. Altri potrebbero dover imparare a svuotare la vescica con una sonda per un po’. Ma il cambiamento più grande è psicologico: smetti di vivere con la paura di perdere controllo.

Una paziente di 68 anni, intervistata in un ospedale di Udine nel 2025, ha detto: “Dopo l’intervento, ho riabbracciato mia nipote senza timore. Non sapevo che potessi tornare a farlo”. Non è un miracolo. È il risultato di una scelta informata.

Un uomo anziano siede al tramonto con un dispositivo che emette luce blu, simbolo di controllo ritrovato sulla vescica.

Come prepararsi a un intervento?

Non si va in sala operatoria senza un piano. Prima dell’intervento, ti faranno fare una serie di esami: urodinamica (per vedere come funziona la vescica), ecografia, analisi delle urine, e a volte una cistoscopia (un piccolo tubo con una telecamera per guardare dentro la vescica). Questi test non sono solo per decidere se operare, ma per scegliere quale intervento ti serve davvero.

Se fumi, devi smettere almeno 4 settimane prima. Se hai il diabete, devi tenere la glicemia sotto controllo. Se prendi anticoagulanti, potresti doverli interrompere temporaneamente. Non sottovalutare questi passaggi: influiscono sul rischio di sanguinamento e sulla guarigione.

Parla con il chirurgo di cosa ti aspetti. Vuoi tornare a correre? A viaggiare? A dormire tutta la notte? Queste aspettative guidano la scelta dell’intervento. Non tutti gli interventi permettono lo stesso livello di attività fisica dopo.

Cosa succede dopo l’intervento?

Il recupero varia. Per un sling, spesso torni a casa lo stesso giorno. Per una cistoplastica, potresti restare in ospedale una settimana. Dopo l’intervento, potresti avere difficoltà a urinare subito. È normale. Ti daranno una sonda temporanea, e ti insegneranno a fare esercizi per riattivare la vescica.

Per i primi 4-6 settimane, evita sollevare pesi, fare sport intensi, o avere rapporti sessuali. Non sottovalutare questo periodo: è quando si forma il tessuto nuovo. Se ti affretti, rischi che l’intervento fallisca.

La fisioterapia del pavimento pelvico dopo l’intervento non è opzionale: è parte del trattamento. Anche se hai operato, i muscoli devono imparare a funzionare insieme al nuovo supporto. Un fisioterapista specializzato ti guiderà con esercizi mirati, e spesso ti darà un dispositivo elettronico per monitorare i tuoi progressi a casa.

Alternative alla chirurgia che valgono la pena?

Se non sei pronto per l’intervento, o se hai controindicazioni, ci sono opzioni che funzionano bene.

  • Dispositivi vaginali (pessari): Per le donne, sono anelli flessibili che sostengono la vescica e l’uretra. Si inseriscono come un tampone, si possono usare per mesi, e si rimuovono per pulirli. Molto efficaci per chi non vuole chirurgia.
  • Stimolazione elettrica del pavimento pelvico: Un apparecchio invia impulsi leggeri ai muscoli, aiutandoli a rafforzarsi. Si usa a casa, 20 minuti al giorno. Studi del 2023 hanno mostrato un miglioramento del 65% dopo 12 settimane.
  • Terapia con Botox: Iniezioni di botulino nella vescica rilassano i muscoli iperattivi. Funziona per l’incontinenza da urgenza. I risultati durano 6-9 mesi, poi bisogna ripetere. Non è permanente, ma è una buona opzione per chi vuole evitare la chirurgia.

Non tutte le alternative sono uguali. Alcune sono temporanee, altre richiedono impegno quotidiano. La chiave è trovare quella che si adatta alla tua vita, non a un modello teorico.

Una vescica luminosa fluttua nello spazio stellato, circondata da simboli di trattamenti medici, rappresentando guarigione e armonia.

Quanto costa? E chi lo paga?

In Italia, la maggior parte degli interventi per incontinenza urinaria è coperta dal Servizio Sanitario Nazionale, se prescritti da un urologo e eseguiti in ospedale pubblico. I dispositivi come i pessari o gli stimolatori elettrici sono spesso a carico del paziente, ma alcuni enti locali li rimborsano parzialmente.

Le protesi urinarie artificiali e gli impianti di neuromodulazione sono costosi - tra i 5.000 e gli 8.000 euro - ma se sei eleggibile, il SSN li finanzia completamente. Non devi pagare nulla in più se segui il percorso ufficiale. Se ti viene proposto un intervento in clinica privata con costi elevati, chiedi sempre se esiste un percorso pubblico equivalente.

Quando non si deve operare?

La chirurgia non è sempre la risposta. Se hai malattie gravi del cuore, polmoni o fegato, il rischio anestesiologico potrebbe essere troppo alto. Se hai infezioni urinarie ricorrenti non trattate, l’intervento potrebbe fallire. Se non sei motivato a seguire le indicazioni post-operatorie - come la fisioterapia o il controllo della dieta - i risultati potrebbero essere delusi.

Alcune persone operano per “farla finita”, ma poi non si impegnano nel recupero. Ecco perché i medici fanno attenzione: non si opera per il paziente, si opera con il paziente.

Cosa succede se non fai niente?

Non trattare l’incontinenza non significa che passerà da sola. Spesso peggiora. La pelle diventa irritata, nascono infezioni, e il rischio di cadute aumenta, soprattutto negli anziani. La qualità della vita cala. La depressione e l’isolamento diventano più comuni.

Non è una questione di “resistere”. È una questione di salute. La vescica non è un organo secondario. È parte del tuo sistema nervoso, del tuo equilibrio, della tua dignità. Ignorarla non la fa scomparire. La rende più difficile da curare.

La chirurgia per l’incontinenza urinaria è pericolosa?

Tutti gli interventi hanno dei rischi, ma quelli per l’incontinenza urinaria sono oggi molto bassi. Le complicanze gravi - come infezioni profonde o lesioni agli organi - si verificano meno del 5% dei casi. La maggior parte dei problemi sono temporanei: difficoltà a urinare, fastidio leggero, o lievi perdite durante il recupero. Con un chirurgo esperto e un buon follow-up, il rischio è minimo rispetto ai benefici.

Posso fare l’intervento se ho avuto un intervento precedente alla vescica?

Sì, ma è più complesso. Se hai già avuto un intervento chirurgico alla vescica o all’uretra, i tessuti possono essere cicatrizzati o aderenti. Questo rende l’intervento più difficile e richiede un chirurgo specializzato in chirurgia riabilitativa della vescica. Non tutti gli urologi hanno questa esperienza. Chiedi se il tuo medico ha già operato pazienti con storia chirurgica pregressa.

L’incontinenza torna dopo l’intervento?

Sì, in alcuni casi. Il tasso di recidiva varia tra il 10% e il 25%, a seconda dell’intervento e dell’età. Per esempio, i sling hanno un tasso di successo del 85% a 5 anni, ma dopo 10 anni potrebbe scendere al 70%. Il peso, la menopausa, o un nuovo parto possono influire. Non è un fallimento: è un segnale che potrebbe servire un trattamento di supporto, come la fisioterapia o un dispositivo.

La chirurgia fa male?

L’intervento stesso lo fai sotto anestesia, quindi non senti nulla. Dopo, c’è un po’ di dolore, ma è controllabile con farmaci comuni. La maggior parte delle persone dice che il fastidio è simile a quello di un’appendicectomia. Il vero disagio non è il dolore fisico, ma il timore di non riuscire a urinare bene. Questo passa con il tempo e con la guida del fisioterapista.

Quanto tempo ci vuole per tornare alla vita normale?

Per interventi leggeri come il sling, puoi tornare al lavoro in 1-2 settimane, se non fai lavori pesanti. Per interventi più grandi, come la cistoplastica, servono 6-8 settimane. Ma la vera “vita normale” - senza paura di perdere controllo - arriva dopo 3-4 mesi, quando il corpo si è adattato e hai imparato a gestire la nuova fisiologia. Non è un recupero rapido, ma è un recupero reale.

Cosa fare ora?

Se stai leggendo questo, probabilmente hai già fatto un passo importante: hai riconosciuto che non devi vivere così. Il prossimo passo non è scegliere un intervento. È parlare con un urologo che si occupi di incontinenza. Non un generico, ma uno specialista. Chiedi se ha esperienza con interventi di chirurgia funzionale della vescica. Porta con te un diario dei sintomi: quando perdi, quanto, cosa stavi facendo, cosa hai mangiato. Questo aiuta a capire il tipo di incontinenza.

Non aspettare che peggiori. Non aspettare che qualcun altro ti dica che è normale. La chirurgia non è l’ultima opzione. È una delle tante opzioni, e per molti, è quella che restituisce la vita.

1 Commenti

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    Martina Vicini

    novembre 18, 2025 AT 11:31

    Io ho fatto il sling l’anno scorso e vi dico una cosa: è stato il miglior regalo che mi sono fatta 😊 Non più assorbenti, non più paura di ridere, non più sveglie alle 3 del mattino... ho riabbracciato la mia vita! Se state pensando di farlo, fatelo. Non aspettate che peggiori. La chirurgia non è un fallimento, è un riscatto 🙌

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