Interventi per la Polifarmacia Geriatrica: Ridurre gli Eventi Avversi

Pubblicato da Jacopo Martinelli
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Interventi per la Polifarmacia Geriatrica: Ridurre gli Eventi Avversi

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La polifarmacia (assunzione di 5+ farmaci) aumenta il rischio di cadute e altri eventi avversi negli anziani. Ogni farmaco in più oltre i 4 aumenta il rischio di caduta dell'8%. Inserisci il numero di farmaci che stai assumendo per valutare il tuo rischio.

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Quando una persona over 65 assume cinque o più farmaci al giorno, si parla di polifarmacia geriatrica. Non è un semplice dettaglio clinico: è un rischio reale. Ogni farmaco in più aumenta la probabilità di cadute, confusione mentale, ricoveri improvvisi e persino morte prematura. Eppure, in molti casi, questi farmaci non sono più necessari - o peggio, si contraddicono tra loro. La buona notizia? Esistono interventi efficaci per ridurli, e già funzionano in molti ospedali e cliniche. Non si tratta di togliere tutto, ma di togliere il superfluo, con attenzione e precisione.

Perché la polifarmacia è così pericolosa negli anziani?

L’età non è solo un numero. Con gli anni, il corpo cambia: il fegato e i reni lavorano più lentamente, il cervello diventa più sensibile ai farmaci, e le malattie si accumulano. Un anziano con diabete, ipertensione, artrite, depressione e disturbi del sonno può finire per prendere 8, 10, persino 15 farmaci diversi. Ognuno prescritto da un medico diverso, spesso senza che nessuno guardi l’insieme. Il risultato? Un effetto domino di interazioni pericolose.

La ricerca lo dimostra chiaramente: chi assume più di quattro farmaci ha tra il 30% e il 50% di rischio in più di cadere e farsi male. Ogni farmaco aggiuntivo aumenta il rischio di caduta dell’8%. E non è solo una questione di cadute. I farmaci possono causare confusione, perdita di appetito, incontinenza, disturbi del ritmo cardiaco. Il 27,7% dei ricoveri negli anziani è legato a problemi farmacologici - e la maggior parte di questi è evitabile.

Quali sono gli interventi che funzionano davvero?

Non tutti gli interventi sono uguali. Alcuni si limitano a controllare la lista dei farmaci. Altri aggiungono un’analisi dell’aderenza. Ma solo uno ha dimostrato risultati concreti: la revisione completa con consultazione diretta (Type III CMR).

Questo intervento non è un semplice controllo su un foglio. È un colloquio in persona o in video con un farmacista specializzato, che guarda:

  • Quali farmaci vengono presi davvero (non quelli scritti nella cartella)
  • Perché sono stati prescritti
  • Se ancora servono
  • Se causano effetti collaterali
  • Se ci sono farmaci che potrebbero essere sostituiti o eliminati
Uno studio pubblicato su JAMA Network Open nel 2023 ha mostrato che solo questo tipo di intervento riduce i ricoveri non programmati del 18,3%. Gli altri, più superficiali, non hanno avuto alcun effetto misurabile.

Gli strumenti che i professionisti usano per decidere cosa togliere

Non si può togliere un farmaco a caso. Serve una guida. E ci sono tre strumenti validati che i clinici usano per decidere cosa è appropriato e cosa no:

  • Beers Criteria (aggiornato nel 2023): elenca farmaci da evitare negli anziani, come certi antistaminici o benzodiazepine, perché aumentano il rischio di cadute e confusione.
  • STOPP/START v3 (2021): non solo dice cosa evitare (STOPP), ma anche cosa manca (START). Molti anziani prendono troppi farmaci, ma non ne prendono altri che dovrebbero - come gli antipertensivi o gli anticoagulanti. Questo strumento li trova.
  • FORTA (Fit fOR The Aged): classifica i farmaci in quattro categorie (A, B, C, D) in base a benefici e rischi specifici per gli anziani. È più pratico da usare in ambulatorio.
Solo STOPP/START e FORTA hanno dimostrato di ridurre davvero gli eventi avversi in studi controllati. Beers è utile, ma da solo non basta. Serve un contesto clinico.

Un farmacista, un medico e un paziente anziano discutono insieme su una mappa luminosa dei farmaci in una clinica soleggiata.

Chi deve fare l’intervento? Farmacisti, non solo medici

I medici di base sono sovraccarichi. Uno studio del 2022 ha rilevato che il 78% dei medici ha meno di 5 minuti per revisionare i farmaci di un paziente anziano. Non basta. Ecco perché i farmacisti sono fondamentali.

Quando un farmacista entra nella squadra - specialmente con un accordo di collaborazione clinica (CPA) - i tassi di deprescrizione aumentano del 37,6% rispetto ai soli medici. I farmacisti hanno il tempo, la formazione e la prospettiva giusta: non guardano solo la malattia, ma l’intero profilo del paziente.

Nel sistema sanitario americano, però, solo 22 stati permettono ai farmacisti di agire con autonomia. In Italia, la situazione è diversa: i farmacisti ospedalieri e di comunità stanno iniziando a svolgere ruoli simili, ma non sono ancora standard. Eppure, i risultati sono chiari: nei centri della Veterans Health Administration, i farmacisti hanno ridotto i farmaci inappropriati del 26,8% in pochi anni.

Perché alcuni interventi falliscono

Non tutti i tentativi di ridurre i farmaci funzionano. A volte, si tolgono farmaci che servono ancora. Uno studio ha rilevato che nel 12,8% dei casi, la deprescrizione è stata inappropriata. Un paziente con fibrillazione atriale può smettere di prendere il warfarin e finire con un ictus. Un altro può smettere il cortisone e avere un collasso surrenalico.

L’errore più comune? Togliere troppo in fretta. Senza un piano di riduzione graduale, i sintomi di astinenza o il ritorno della malattia possono essere gravi. Uno studio del 2022 ha documentato il 12,4% di pazienti che hanno avuto effetti avversi per sospensioni troppo rapide.

La chiave è la personalizzazione. Non si può applicare lo stesso piano a tutti. Un anziano di 70 anni con buona salute e aspettativa di vita lunga può beneficiare di una deprescrizione più aggressiva. Uno di 85 anni con demenza e fragilità avanzata ha bisogno di un approccio più cauto. Il farmacista deve chiedere: “Questo farmaco serve ancora? E se lo tolgo, cosa succede?”

La tecnologia sta cambiando il gioco

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante. Nel 2024, Epic Systems ha lanciato un sistema chiamato “Polypharmacy Risk Score” che analizza i dati della cartella elettronica e predice con l’87,3% di accuratezza quali pazienti sono a rischio di eventi avversi. Non sostituisce il clinico, ma lo aiuta. Segnala automaticamente i farmaci potenzialmente pericolosi, le interazioni, i duplicati.

Inoltre, l’American Geriatrics Society sta lavorando alla nuova versione dei Beers Criteria per il 2026, con algoritmi specifici per la deprescrizione. Presto, i sistemi EHR potranno suggerire non solo cosa togliere, ma anche come farlo, passo dopo passo.

Un corpo anziano come una cattedrale con vetrate che si riparano, mentre un farmacista ripristina la salute con luce dorata.

Cosa impedisce di fare di più?

La tecnologia esiste. Gli strumenti sono validati. I farmacisti sono pronti. Allora perché non lo fanno tutti?

Tre ostacoli principali:

  1. Il tempo: i medici non ce l’hanno. E i sistemi sanitari non pagano per la revisione dei farmaci.
  2. La frammentazione: un anziano vede 5 o più specialisti all’anno. Ognuno prescrive qualcosa, ma nessuno vede l’intero quadro.
  3. La paura dei pazienti: il 68,4% degli anziani teme che togliere un farmaco significhi abbandonarli. Hanno paura di peggiorare. E hanno ragione, se la deprescrizione è fatta male.
Per superarli, servono squadre multidisciplinari: farmacista, medico, infermiere, assistente sociale. E servono pagamenti adeguati. Solo il 15% dei piani Medicare Advantage in USA paga per queste revisioni. In Italia, non esiste ancora un codice di fatturazione specifico. Senza risorse, non ci sarà cambiamento.

Cosa puoi fare se hai un familiare anziano in polifarmacia

Non aspettare che qualcuno lo faccia per te. Puoi iniziare oggi:

  1. Fai un elenco completo: scrivi tutti i farmaci, dosaggi, frequenze. Includi integratori, erbe, farmaci da banco. Portalo a ogni visita.
  2. Chiedi: “Perché lo prendo ancora?” Non temere di sembrare insistente. È un diritto.
  3. Chiedi se c’è un farmacista di riferimento - in ospedale, in farmacia, nel centro anziani. Spesso sono disponibili.
  4. Non smettere mai un farmaco da solo. Se un medico propone di toglierne uno, chiedi un piano di riduzione graduale.
  5. Monitora i sintomi: confusione, stanchezza, cadute, perdita di appetito? Potrebbero essere effetti collaterali, non “sempre più vecchi”.

Il futuro è già qui

Tra cinque anni, la revisione della polifarmacia non sarà un’opzione: sarà la norma. Le assicurazioni sanitarie, i governi, i sistemi ospedalieri stanno già premiando chi riduce i ricoveri evitabili. Chi lo fa bene, ha pazienti più sani, meno ricoveri, costi più bassi.

E i pazienti? Sono più soddisfatti. Uno studio del 2023 ha mostrato che chi ha partecipato a un programma di deprescrizione ha un punteggio di soddisfazione del 19,3% più alto. Perché si sente ascoltato. Perché non è più un “elenco di farmaci”, ma una persona.

La polifarmacia non è inevitabile. È un errore di sistema. E come ogni errore di sistema, può essere corretto - con attenzione, competenza e coraggio.

Cos’è la polifarmacia geriatrica e perché è pericolosa?

La polifarmacia geriatrica si riferisce all’assunzione di cinque o più farmaci contemporaneamente da parte di persone anziane, tipicamente over 65. È pericolosa perché il corpo degli anziani metabolizza i farmaci più lentamente, e l’accumulo di medicinali aumenta il rischio di interazioni, effetti collaterali, cadute, confusione e ricoveri. Ogni farmaco in più aumenta il rischio di caduta dell’8%, e il 27,7% dei ricoveri negli anziani è legato a problemi farmacologici evitabili.

Quali sono gli interventi più efficaci per ridurre la polifarmacia?

L’intervento più efficace è la Revisione Completa della Medicazione con Consultazione (Type III CMR), che include un colloquio diretto con un farmacista specializzato. Questo approccio valuta non solo i farmaci prescritti, ma anche l’aderenza, lo stato clinico e gli obiettivi di cura del paziente. Studi dimostrano che riduce i ricoveri non programmati del 18,3%, mentre le revisioni superficiali (senza colloquio) non hanno alcun effetto misurabile.

Quali strumenti usano i professionisti per decidere quali farmaci togliere?

I principali strumenti validati sono: STOPP/START v3 (2021), che indica farmaci da evitare (STOPP) e quelli da prescrivere (START); FORTA, che classifica i farmaci in categorie di adattabilità per gli anziani; e i Beers Criteria (2023), che elencano farmaci a rischio. Solo STOPP/START e FORTA hanno dimostrato di ridurre eventi avversi in studi controllati. I Beers Criteria sono utili come guida, ma non bastano da soli.

Perché i farmacisti sono fondamentali in questi interventi?

I farmacisti hanno la formazione specifica per analizzare le interazioni tra farmaci, i dosaggi e gli effetti collaterali. Inoltre, hanno il tempo per parlare con i pazienti. Quando operano in collaborazione con i medici (tramite accordi clinici), aumentano del 37,6% i tassi di deprescrizione appropriata. Mentre i medici di base hanno in media meno di 5 minuti per ogni paziente, i farmacisti dedicano 45-60 minuti a una revisione completa.

Cosa fare se un medico propone di togliere un farmaco?

Non accettare mai una sospensione improvvisa. Chiedi: “Perché lo sto togliendo?”, “Cosa succede se lo smetto?”, “C’è un piano graduale?”. Alcuni farmaci, come antidepressivi o antipertensivi, richiedono una riduzione lenta per evitare effetti di astinenza o ricadute. Chiedi anche se ci sono alternative più sicure o se il farmaco è ancora necessario per la tua condizione attuale.

Esistono rischi nel deprescrivere?

Sì, se non è fatto correttamente. Il 12,8% delle deprescrizioni è inappropriato - cioè si tolgono farmaci che servono ancora. Inoltre, il 7,3% dei pazienti ha avuto un peggioramento della malattia dopo una sospensione troppo rapida. Per questo, la deprescrizione deve essere personalizzata, lenta e monitorata. Non si tratta di eliminare tutti i farmaci, ma di mantenere solo quelli che davvero migliorano la qualità della vita.

Come può aiutare la tecnologia?

Sistemi di intelligenza artificiale, come il “Polypharmacy Risk Score” di Epic Systems (2024), analizzano i dati della cartella elettronica e identificano con l’87,3% di accuratezza i pazienti a rischio di eventi avversi. Segnalano interazioni, duplicati e farmaci a rischio. Non sostituiscono il clinico, ma lo supportano, rendendo la revisione più rapida e precisa. Nel 2026 uscirà la nuova versione dei Beers Criteria con algoritmi di deprescrizione integrati.

1 Commenti

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    Silvana Pirruccello

    dicembre 18, 2025 AT 21:45

    Ho visto mia nonna passare da 12 a 5 farmaci in tre mesi, e finalmente respira di nuovo. Non era solo stanchezza: era un cocktail chimico che le faceva perdere il senso del tempo. Il farmacista dell’ospedale ha capito subito che alcuni erano solo ‘abitudini’ prescritte anni fa. Ora cammina senza bastone. Se avessero fatto prima questo, non sarebbe finita in pronto soccorso per una caduta.

    Non è magia. È semplice: guardare il paziente, non la lista.

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